Operette Morali by Giacomo Leopardi

Operette Morali by Giacomo Leopardi

autore:Giacomo Leopardi [Leopardi, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: BUR
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


14.

DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE

Temi

L’antinomia profonda che domina il testo si rivela fin dalla comparsa degli attori sulla scena: mummie che si risvegliano al compimento fatidico dell’«anno grande e matematico» e iniziano a recitare in coro un lugubre ritornello; un illustre scienziato buttato giù dal letto nel cuore della notte, incredulo dei propri occhi e delle proprie orecchie, per nulla somigliante all’autorevole ritratto in parrucca dell’iconografia secentesca. L’intenzionalità ironica è pressoché tutta dichiarata nei primi scambi di battute, ma la spettralità raggelante della «canzoncina» gioca d’anticipo ed è di gran lunga più potente dell’inclinazione umoristica di un allestimento da commedia. Perciò è il senso tragico del Coro di morti a dettare la chiave di lettura dell’operetta, con la refertuale esposizione dello stato di «ignuda natura» a cui ogni essere vivente si dovrà prima o poi consegnare. Ma l’anatomista imbalsamatore, abituato a trattare con la materialità organica dei corpi, non si accontenta di questo e vuol conoscere nel dettaglio la fisiologia del trapasso, perché ha una sola, grande curiosità: sapere se il «sentimento della morte», cioè la sua percezione fisica, comporti dolore. In filigrana c’è la Storia naturale di Buffon, ma c’è anche Petrarca («deh, dimmi se ’l morir è sì gran pena», Trionfo della Morte, II, 30). E i Morti lo rassicurano, spiegandogli che si muore nello stesso modo in cui svanisce una fiamma lasciata priva di combustibile, e nel languire dei sensi si acquieta anche il dolore. Non c’è avvertimento del punto esatto in cui si smette di vivere, così come non c’è la coscienza dell’istante preciso in cui si cade nel sonno: domina la sensazione del venir meno dell’essere e dell’abbandono al non-essere, che si può anche considerare una forma di piacere. Forse l’unico concesso al genere umano.



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